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Covid-19: la gestione dei rifiuti solidi urbani nello stato emergenziale

Covid-19: la gestione dei rifiuti solidi urbani nello stato emergenziale

di Sonia D’Angiulli e Giorgia Radomile

Lo scorso 31 gennaio, in considerazione delle dichiarazioni dell’OMS, è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale al fine di proteggere la salute pubblica dalla diffusiva epidemia SARS-Co2, conosciuta come Covid-19.

Il virus ha condizionato ogni aspetto della vita sul territorio nazionale costringendo le amministrazioni a districarsi in delicati bilanciamenti tra gestione dell’emergenza, tutele costituzionalmente protette, salvaguardia dei cittadini e garanzie di attività e servizi essenziali.

In questa situazione non tardano ad emergere le complessità di disciplina negli ambiti settoriali, per cui, interesse preminente di questo contributo è segnalare quelle che sono state le immediate criticità emerse a livello di tutela ambientale e di governo del territorio circa la gestione dei rifiuti urbani e come si stia tentando di governarle.

Come noto, a causa delle caratteristiche della patologia e del suo livello di contagiosità, con la finalità di limitarne il più possibile la diffusione, sono state imposte numerose restrizioni nella fornitura di diversi servizi e nel contatto con superfici potenzialmente in grado di veicolare il virus, investendo a pieno anche l’attività di gestione dei rifiuti, in specie degli urbani

Il rapporto COvid-19 n. 3/2020 dell’Istituto Superiore della Sanità, nota prot. n. 8293 del 12 marzo 2020, è il primo documento ad evidenziare il condizionamento dell’emergenza sulla gestione degli RSU e stabilisce che in tale periodo i rifiuti urbani qualificabili di natura emergenziale  dovrebbero essere considerati “equivalenti” ai rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo di cui al DPR 254/2003, e pertanto, la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dovrebbe avvenire secondo   le prescrizioni dello stesso decreto , servendosi di un’azienda specializzata per la raccolta e di una dotazione impiantistica adeguata per il trattamento di rifiuti sanitari.

Comprendendo, tuttavia, la difficoltà di attuazione della procedura di cui sopra, l’ISS detta le principali indicazioni di comportamento per cittadini e gestori, distinguendo le raccomandazioni a seconda che si sia in presenza di luoghi con soggetti in isolamento o quarantena, dunque positivi al virus, e luoghi con soggetti non positivi al tampone.

Le amministrazioni vengono, quindi, invitate a sospendere la raccolta differenziata per tutti i rifiuti domestici riguardanti la prima categoria, e a rimettere agli enti territoriali le specifiche norme operative delle indicazioni fornite nel rapporto.

Per la seconda categoria di soggetti, l’Istituto Superiore della Sanità non ritiene  necessaria la sospensione del conferimento in differenziata ad eccezione di singoli rifiuti particolarmente soggetti a contaminazioni, quali guanti, mascherine e fazzoletti monouso.

A seguito della sospensione delle attività produttive industriali e commerciali, il DPCM 22 marzo 2020 riconosce espressamente  la gestione dei rifiuti come servizio essenziale consentendone la prosecuzione.

Di grande importanza all’individuazione delle criticità causate dalla situazione emergenziale risulta essere il contributo del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale che ha fornito le indicazioni generali per la gestione dei rifiuti con documento del 23 marzo, mirando a formulare delle considerazioni generali per tutto il territorio nazionale.

Il Sistema Nazionale di Protezione Ambientale afferma che l’infezione sta determinando problematiche legate all’assenza di una specifica dotazione impiantistica e carenza di possibili destinazioni per particolari tipologie di rifiuti. Inoltre, non sono trascurabili le difficoltà relative alla formazione del personale di gestori e volontari e alla dotazione agli stessi di dispositivi di protezione.

In ragione della richiamata natura di servizi essenziali, devono essere garantite entrambe le attività di raccolta di rifiuti indifferenziati e differenziati secondo le modalità già citate nel Rapporto ISS, pertanto, sono evidentemente necessari provvedimenti per evitare il sovraccarico degli impianti di gestione e il rischio di interruzione di servizio, aumentando la capacità di deposito temporaneo presso gli impianti produttivi e di messa in riserva e garantendo il prioritario avvio a incenerimento di rifiuti particolarmente soggetti a rischio.

Inoltre, risulta necessario agevolare gli adempimenti, o eventuali sospensioni, per quanto riguarda i regimi di autocontrollo e le scadenze amministrative da ottemperare.

Dalle fonti esaminate si evince il frequente rinvio all’esigenza di provvedimenti degli enti territoriali e il conseguente ampio margine discrezionale lasciato alle Regioni per disciplinare la gestione degli RSU senza un provvedimento univoco nazionale.

La necessità di normative specificamente adeguate alla gestione di questa emergenza sanitaria ha portato medio tempore gran parte delle Regioni ad adoperarsi  ricorrendo a strumenti diversi (circolari, note esplicative, ordinanze in deroga ex art. 191 D.lgs 152/06) per adottare un regime temporaneo di gestione dei rifiuti urbani all’interno dell’emergenza, anche eventualmente derogando alle norme attualmente in vigore.

Generalmente, all’interno delle ordinanze e dei vademecum degli enti territoriali sono state richiamate le linee guida fornite tempestivamente dall’ISS nel già citato rapporto, imponendo il conferimento in raccolta indifferenziata di tutti i rifiuti domestici provenienti da abitazioni con soggetti positivi al tampone e mantenendo inalterate le procedure in vigore nei territori di appartenenza conservando la raccolta differenziata, ove in essere, per non gravare ulteriormente a livello impiantistico e ambientale.

Le ordinanze regionali disciplinano differentemente tempi e indicazioni operative di raccolta dei rifiuti da parte del personale addetto, il traporto e la destinazione degli scarti raccolti, variando per ogni Regione, tentando di rimanere fedeli ai principi autosufficienza e di prossimità che caratterizzano la disciplina del settore

Se da un lato una normativa aderente alle esigenze e alle capacità della specifica Regione può apparire efficiente in materia di governo del territorio, dall’altro contribuisce alla determinazione del rischio di frammentazione di una disciplina portatrice di interessi nazionali e costituzionalmente protetti attraverso deroghe non uniformi, rendendo non sempre agevole garantire l’elevato livello di tutela che lo Stato si propone.

Ciò ha indotto evidentemente il Ministero dell’Ambiente ad emanare una   Circolare ministeriale del 27 marzo  2020 (recante “Criticità nella gestione dei rifiuti per effetto dell’Emergenza COVID 19 – indicazioni”), per assicurare una corretta gestione dei rifiuti,  con l’obiettivo di fornire indicazioni operative gestionali che possano ricondurre, ove possibile, ad unità la disciplina sul territorio nazionale attraverso l’utilizzo da parte delle Regioni dello strumento delle ordinanze contingibili ed urgenti ex art. 191 TUA

Nello specifico il ministero consente agli enti territoriali, limitatamente al periodo connesso con la gestione dell’emergenza, di aumentare la capacità annua di stoccaggio per le operazioni di deposito preliminare e messa in riserva, di consentire il deposito temporaneo di rifiuti fino ad un quantitativo massimo doppio di quello individuato dalla disciplina, di autorizzare gli impianti di incenerimento  a raggiungere la capacità termica massima per gestire  direttamente i rifiuti urbani emergenziali e di modificare temporaneamente le caratteristiche dell’autorizzazione per consentire il conferimento in discarica degli scarti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani, quando non siano possibili destinazioni alternative, ed infine anche la possibilità di smaltire direttamente in discarica i rifiuti urbani emergenziali, assicurandone la sterilizzazione o un trattamento derogatorio rispetto quello ordinariamente previsto secondo specifiche operazioni gestionali ivi suggerite

Se per un verso le disposizioni del Ministero consentono momentaneamente di ricondurre a  delle scelte e degli strumenti attuativi comuni l’attività di gestione dei RSU durante il periodo di emergenza, per altro verso, queste forme gestionali lasciano aperti, al momento, altri interrogativi ad esempio sotto il profilo tariffario in ordine all’adeguatezza delle attuali tariffe gestionali, data l’incertezza peraltro del perdurare del periodo emergenziale. Sarebbe opportuno che gli operatori del settore si attivino sin da subito elaborando un piano finanziario che tenga conto degli elementi economici, rendendone edotta l’Autorità competente.

 

 

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